Malinconiche ortensie (racconto)

Malinconiche ortensie (racconto)

Jan 31, 2022

Era giorno. Uno come tanti. Di quelli che ti spingono alla frenetica ricerca di qualcosa, nell’inseguire l’attimo che fugge, nel susseguirsi di ore che non bastano mai per tutti gli impegni che si hanno. Si vive di corsa, è una costante dei tempi moderni.  Così ero in macchina, frustrata e nervosa per la fila che incolonnava me e altri veicoli in un percorso forzato a singhiozzo. Non ricordo con precisione quali commissioni avessi, né cosa ci facessi in quella via non abituale nei miei itinerari, ma ero lì e non mi piaceva. Ricordo che durante il perenne gioco tra frizione e freno, mi guardavo attorno distratta e annoiata. E in un giorno grigio, di grigie aspettative, il viola e il blu vivaci attirarono il mio sguardo. Dapprima lo buttai lì senza tanta convinzione… Fiori, mi dissi. Ortensie, mi corressi nell’ennesimo, breve singhiozzo che mi proiettava avanti, verso la mia meta forse, ma anche verso quelle macchie di colore ai lati della strada. Aspettai più incuriosita l’ennesimo singhiozzo e vidi la casa. Era modesta, a un piano, leggermente rientrata rispetto alla via. Sarebbe passata completamente inosservata tra altri edifici più alti, più moderni, più nuovi se non fosse stato per quel lembo di giardino in cui crescevano le ortensie, tante alte piante rigogliose, completamente fiorite, dai colori vividi… Questo bastava a renderla una reggia rispetto a tutto il resto. Lo so, sembra retorico, fuori moda, ma fu quello che provai. Una meraviglia inaspettata nell’attimo che fugge senza valore. Le incombenze, l’incolonnamento di auto, persino il mio nervosismo, passarono in secondo piano. Il lento procede dell’auto divenne un automatico movimento del corpo. Mi avvicinavo e la mia curiosità cresceva verso la casa delle ortensie… E poi la vidi. Era un’anziana donna con un irrigatore tra le mani. Era piccola, quasi più piccola delle piante che curava, magra, quasi fosse un giunco. I capelli erano acconciati sulle spalle, bianchi come la neve, vestiva un abito semplice dal colore che ricordava quello dei suoi fiori. Sembrava intenta nel suo lavoro. Poi alzò il capo. Aveva un’espressione triste, così triste che, quasi fossi il suo specchio, mi ritrovai a esserlo anch’io e… mi sentii il cuore in una morsa… Mi guardò, anzi ci guardammo… Un muto dialogo che non aveva parole, un attimo appena, prima che un solerte clacson dietro di me mi avvertisse che c’era un po’ di respiro nella corsia, che si poteva procedere nella perenne corsa che tale non era verso obbiettivi illusori. Controvoglia, sorpresa e turbata, avanzai, scivolando oltre la casa, le ortensie, la vecchia donna triste. Non ne avevo carpito i segreti, solo lambiti… Un attimo di valore e un perché che non trovava risposta… Perché era triste? Non mi capacitavo di come potesse esserlo, lei, tra quei fiori stupendi. Aveva un angolo di paradiso… Possibile che non lo sapesse? Ma ogni casa ha i suoi segreti ed io li avevo solo lambiti… Come la mia auto che si allontanava, anche i miei pensieri lasciarono quel posto. Passò tempo, non so quanto, ma non molto. La vita mi aveva catturato in nuove vicissitudini, ma mi ritrovai in quella via. La riconobbi subito e cercai l’indirizzo, le bellissime ortensie blu, persino l’anziana donna, ma… non c’era più nulla… I fiori, la casa modesta ma curata, la loro padrona triste, tutto era andato, sparito. Avevano lasciato il posto ad una nuova costruzione, un edificio freddo, squadrato, conforme a ciò che c’era attorno, una banca di prossima apertura… Allora capii la tristezza di quella donna, la sua consapevolezza di ciò che stava per perdere e mi pentii di non essermi fermata quel giorno. Di non aver accostato, fatto un saluto, aver accantonato per un momento la perenne corsa al futuro per parlare con lei… Che mi avrebbe detto quella signora dall’aria gentile e fragile? Mi avrebbe raccontato della sua tristezza? Erano domande a cui non avrei potuto dare risposta. Me ne andai. Voltai le spalle all’edificio senza nome e senza sostanza con tanta rabbia nel cuore che presto però si perse nel ricordo velato di splendide, magnifiche, malinconiche ortensie…

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